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LE ARCHE DI NOÈ E DI UTA

Atto unico in quattro scene

Di Alfred de Grazia


© 2001 di Alfred de Grazia




Luogo: il ponte dell’arca, un grande boccaporto aperto sul retro, non distante dal monte Ararat. Su una parte appositamente preparata della parete si vedranno vari spezzoni di film, nei momenti senza proiezione tale parte è solamente la sovrastruttura della chiatta.




PERSONAGGI:


Noè, l’uomo preferito di Dios

Cam, uno dei  suoi figli

Sem, uno dei  suoi figli

Iafet, uno dei  suoi figli

Belela, moglie di Iafet

Dios

Uta-Napishtim, l’uomo preferito di Dioea

Un delfino chiamato "Sorriso"



SCENA PRIMA


Una famiglia che non ha niente di speciale ("il meglio che ci sia," secondo Dios) se ne sta comodamente a galla su una chiatta che pare uno scatolone, mentre tutte le specie stanno affogando e sparendo.

Fuori scena si sente stressante musica d’avanguardia. Sullo schermo spezzoni di film sull’alluvione del  Bangladesh e dell’uragano Andrew che si abbatte sulla Florida. Messaggi di difficoltà (i piccioni di altre persone) atterrano e ripartono. Si vedono corpi di gente morta e viva che passano accanto, ma non si può prendere nessuno a bordo – a Dios non piacerebbe.

Noè: fa l’appello. Sul ponte sono in tre a guardare la lugubre scena, indicando ed esclamando. Altri tre chiamano da dentro e oltre. (Belela è all’estremità della scena, facendo gesti e all’apparenza parlando al mare aperto dalla falchetta. Si affretta, in ritardo e rossa in volto per l’imbarazzo. Noè la guarda come per rivolgerle una domanda, ma ci ripensa.)

Almeno noi otto siamo ancora tra i sopravvissuti.

Sem: Dios è davvero senza pietà, no, papino?, quando si mette in testa di fare una cosa. Il mondo intero è privo di vita. Pioggia battente, grandine pungente, cicloni...

Noè: Eh sì, figliolo, è una grande virtù l’ossessività del Signore. Fa in modo che il mondo segua la retta via e tiene gli uomini al proprio posto. Insieme alle sue tattiche terroristiche la sua torva determinazione ci tiene tutti sull’attenti.

Sem: Le vie del Signore sono misteriose, no, Papino?

Noè: Lo puoi prendere in tre modi, ragazzo mio.

Dios è imperscrutabile, quindi rassegnati alla tua ignoranza.

Dios è caparbio, quindi obbedisci senza pensarci.

Dios guarda dall’altra parte, quindi pensa a ciò che più ti conviene.

Dios inoltre combina le tre cose ed è quindi imperscrutabile, caparbio e distratto.

Sem: Che cosa c’è di buono in Dios, Papino?

Noè: Bella domanda. Però vedi che adesso ci sta salvando, mentre tutti gli altri sono cibo per i pesci.

Cam: Immagino che lo definiresti il tuo Dios privato.

Noè: Oh, sì, abbiamo fatto certe belle passeggiate insieme, con lui che parlava di quello che avrebbe fatto del mondo.

Belela: Beh, staremo a vedere. Intanto non siamo ancora sulla terra ferma, né tanto meno alla fine della faccenda.

Iafet: Donna di poca fede.

Belela: ‘Fanculo, fratello.

Noè: Basta! Che cosa è ‘sta storia su di te, Belela, che staresti mettendo in testa alle donne di fare spazio per quegli animali marini che non sopportano il moto ondoso? Stiamo già stretti così. Mica ti sarai messa in testa di gettare a mare le mie botti di vino per fare più spazio, vero?

Belela: Beh, è un’idea.

Cam: Papà, ho appena controllato i roditori. I ratti norvegesi hanno di gran lunga superato la quota loro assegnata, ossia due unità.

Noè: Avevo proprio la sensazione che i ratti fossero già a bordo prima che finissimo lo scafo. Buttateli a mare, tranne la coppia.

Cam: E’ lo stesso coi conigli, solo che è accaduto sotto i nostri occhi.

Noè: (schioccando le labbra) Stufato di coniglio con delizioso vino bianco della valle del Giordano, annata 4004 a.C....

Belela: Farai meglio a risparmiare il vino per i tuoi amici.

Noè: Che vuoi dire con questo?

Belela: Come facciamo ad essere sicuri che non ci siano altri sopravvissuti al mondo?

Noè: L’ha detto Dios.

I figli: Giusto!!

Belela: Beh, non ne sarei così certa. Mi è sembrato di sentire odore di cucina cinese una settimana fa, mentre eravamo sballottati nel bel mezzo del diluvio. E la notte scorsa, la centoventunesima di questa crociera tutto compreso, ho pescato dal mare una bottiglia con scritto sopra 'whiskey' ed un messaggio dentro che diceva: "Yoohoo, stiamo sopravvivendo alla grande," firmato "Cecil O'G".

Noè: Sciocchezze. E’ vero che le correnti del mondo stan girando di brutto, ma tutta quella strada dall’ Hibernia? Impossibile.

Belela: Beh, se è un testimone oculare che vuoi – lasciamo stare.

Iafet: Dios ci è testimone.

Tutti: Amen.

(Chiasso dal retroscena: sbuffi, cozzare di corna, urti tra corpi. Cam guarda dietro e riferisce.)

Cam: Stanno giocando a calcio. Sono gli ungulati a dita dispari contro quelli a dita pari.

Iafet: Pa, non possiamo tirare a bordo un paio di superstiti per spalare la merda? La situazione peggiora di giorno in giorno. Non riusciamo a stargli dietro.

Cam: Le donne minacciano di buttare a mare gli animali. A che servono tutte ‘ste specie, chiedono. Galline, pecore e mucche sono sufficienti, dicono. Parlano di ambientalisti fuori di testa, e ovviamente si riferiscono a Non-nominarmi-invano.

Noè: Ragazzi, dovete tenere a bada le vostre donne. Quanto a me, sarò giù nel mio ufficio.

Cam: Uno a zero per il vecchio ubriacone. (Ride, ma gli altri lo guardano storto.)

Iafet: Sai, Cam, non sarà finita quando tutto questo sarà passato.

Sem: E’ un dilemma, se posso coniare un nuovo termine. Bisogna che la pioggia finisca, così da poter sbarcare gli animali, tranne quelli commestibili, e occuparci della nostra missione: ripopolare questo pianeta fradicio. E non una delle nostre mogli è incinta, pensateci.

D’altro canto, se la pioggia cessa, saremmo nella cacca fino al collo in un baleno.

Noè: (scruta con ansia il cielo) Silenzio. Sto cercando di sentire ciò che dice Dios! Per quanto, grazie a Dios, sembra che dica le stesse cose tutti i giorni. Immagino che la liturgia sia nata così. Mi piacerebbe metterlo in musica, ma non ho orecchio.

Cam: (ridacchiando) Pa, un po’ sordo lo stai diventando di sicuro.

Dios: (Dios parla dall’alto con una voce tonante, anche se a volte segnata da staticità elettrica –è un’epoca molto elettrizzata --, una voce incomprensibile, incerta, vaga, interrotta da voci di dios di altri popoli.) E’ blasfemo dire che non si sente Dios: Dios può sempre essere sentito da coloro che ascoltano. E’ una contraddizione in termini pensare che Dios alzi la Sua voce.

Noè: Che cosa hai detto, caro Adonai?

Dios: Oh, stai zitto, scorreggione. Aspetta fino a che cali il vento.

Sem: Come fa Dios a interferire sulla propria ricezione? Dev’esserci un altro Dios. Magari un Dios elettrico, capite, staticità, fulmini, ecc. Il numero di dei esistenti è uguale a quello dei problemi che abbiamo. Sì, è così! I nostri problemi sono infiniti. Dios certamente vuole un mondo che funzioni il meglio possibile, e quindi deve avere una riserva infinita di dei specialisti per affrontare tutti questi problemi. Il numero degli dei deve essere infinito.

Noè: Zitto, idiota. Se Dios potesse sentire ciò che stai dicendo verresti fritto all’istante.

Cam (Con tono più pratico.) Perché devono esserci così tante specie di uccelli? Cagano su tutto il ponte. Mi son quasi rotto il collo scivolandoci sopra stamattina. La pioggia non riesce a lavarla via abbastanza in fretta.

Sem: Dev’essere l’origine di colline, valli e praterie: non sono altro che mucchi di spazzatura di un remoto passato.

Belela: Perché distruggere tutti gli animali tranne le coppie che sono a bordo – che Dios ci aiuti se tra le migliaia ce n’è una che risulta essere sterile. Non potevo mica controllare se tutte le femmine ovulavano, salivano a bordo troppo in fretta. Avete visto i film, no?, clumpity, clump,clumpity clump, con la stupida giraffa davanti a tutti come una lente-pidocchio.

Iafet: Che cos’è una lente-pidocchio?

Belela: Non lo so. Le mettono sui telescopi a Babilonia. A Babilonia c’hanno di tutto.

Sem: Ah, davvero? E dov’è la loro spedizione ufficiale per il diluvio con supervisione divina?

Belela: Beh, come dicevo prima, stando a fonte sicura, … oh, lasciamo stare.

Cam: E perché non sono state colpite le infinite varietà e specie dei pesci di mare?

Ecco il tipico tuono e lampo che precedono la voce echeggiante di Dios.

Dios: Ti sbagli. I pesci sono kaputt, a meno che non ne abbiate delle coppie a bordo. Ricordati che questo Diluvio mira dichiaratamente alla distruzione di tutte le specie viventi.

Noè: Ma caro Dios, ne abbiamo saltate di specie. Il lavoro andava fatto in tutta fretta, come ben sai. E ci hai dato solo sette giorni per raccogliere miriadi di specie. C’erano addirittura animali che venivano dai posti più strani del pianeta, posti mai visitati dall’uomo, credo.

Sem: Anche se fossimo riusciti a riconoscerli, non c’era tempo per portare su canguri, alligatori, wallabys, per non parlare di due ornitorinchi dal becco d’anatra. Inoltre abbiamo un sacco di animali spaiati di cui non sappiamo che fare.

Cam: Ma perché Lui ce l’ha con gli animali, poi, per non dire delle piante? A parte cagnacci antipatici e serpenti velenosi, e simili, gli animali non possono essere malvagi. Non hanno idea su che cosa significhi comportarsi male e mostrano ben poca fantasia le rare volte che frustrano deliberatamente qualcuno.

Sem: E ci sono alcuni animali con le tette là fuori che se ne nuotano in giro camuffati da pesci. Vi ricordate di quella balena, che per tirarla su abbiamo fatto del nostro meglio?

Noè: Eh, si sono verificati molti miracoli, ma non quello, non ancora.

Sem: Non importa. Guarda lì. Lo vedi quel delfino con le tette che fa mostra di se trenta gradi a dritta, vestito fino alla punta?

Cam: Immagino voglia essere preso a bordo. Niente da fare. Un nuotatore del suo calibro deve starsene coi pesci.

Belela: Non è carino? Sta sorridendo, ehi, sorriso! Cha fai stasera?



SCENE SECONDA


Belela: Non do per scontato nemmeno ciò che Dios vorrebbe farci credere. Ho navigato un po’ su internet e ho fatto una ricerca sui sopravissuti del diluvio. E  ce n’erano parecchi, in tutto il mondo. Centinaia di siti, ciascuno con una storia diversa da raccontare. Era interessantissimo. Ho scoperto che hanno a bordo assortimenti di animali diversi dai nostri.

C’erano anche siti per sopravissuti vegetariani, un gruppo di discussione con 63 membri. E a bordo tengono piante di tutte le specie. Ma chi ha lieviti, spezie o batteri per lo yogurt? Bisognerebbe averne due microbi di ciascuno – beh, uno dovrebbe bastare, a pensarci bene.

Cam: Non stare a preoccuparti. I nostri animali sono pieni di germi.

Belela: Sto mettendo insieme dei menù di carne e verdura.

Si avvertono di nuovo i suoni di Dios che s’avvicina.

Dios: Lo ripeto ancora una volta: astenetevi dal prendere contatto con qualsiasi gentile. Dovreste saperlo bene ormai: la ragione per cui la vostra tribù sta per essere eliminata, con la sola eccezione della vostra miserabile famiglia, è che così si può eliminare un numero ancora più grande di gentili.

Belela: (Ironicamente) Fantastico! L’ho sempre detto che non c’è logica  come quella divina.

Sem: La vita in questo nuovo regno che dobbiamo mettere in piedi potrebbe rivelarsi una noia. Niente questo, niente quello. Isolamento sociale dal resto della razza umana, se ne esiste ancora una, per quanto, stando a ciò che è saltato fuori dalle tue ricerche su internet, si direbbe che ci siano un sacco di cosiddetti sopravvissuti solitari.

Dios: E’ possibile, purtroppo. Nondimeno, voi siete la mia tribù preferita, il popolo eletto.

Sem: Non so se siamo ‘sto granché. Non ha visto che ha fatto Cam con lei ieri sera?

Dios: Cam, quell’imbecille, non era con me ieri sera.

Sem: No, non intendo con Lei, Signore, intendevo con lei, la pecora. Non sono mica proibite bestialità del genere?

Dios: Cam merita un fulmine, ma i sopravvissuti son troppo pochi, otto e ne resterebbero sette senza di lui. Altrimenti, e segnatevelo bene sul vostro libro: Chi s’accoppia con una bestia sarà lapidato.

Tu e tuo fratello siete avvisati.

Sem: Mi spiace di aver sollevato l’argomento. (A parte: Mi chiedo se sa che mi masturbo.) Signore Onnipotente, mi perdoni se Le rivolgo una domanda così triviale, ma è solo per coerenza. Quale sarebbe  la punizione per l’onanismo, se fossimo su terra ferma e in mezzo al nuovo stupendo popolo che stiamo per creare, se mai questa dannata chiatta approderà da qualche parte?

Dios: La morte, ovviamente.

(Dopo di che cessa il suo particolarissimo suono statico e tutti tirano un sospiro di sollievo.)

Cam è attratto da qualcosa sotto il ponte: Papino, c’è mammina nella cucina di poppa che ti vuole dire qualcosa.

Noè: Che le prende adesso?

Cam: Non han preso lei, ma gli imbe. Qualcuno s’è pappato l’ultima di queste deliziose creaturine intelligenti.

Tutti: inorriditi. L’ultimo imbe?!

Cam: Sissignore. Proprio l’ultimo della specie.

Noè: Cristo Santo!- No, non corriamo troppo coi tempi – Giosafat salterello! Che dirà Dios? Qual è la punizione per la degustazione? Per i peccati di gola? Per aver violato l’ordine di Dios sulla salvaguardia di tutte le creature? Negligenza?

Signore, Adonai, Og, Yhwh, e tutti gli altri dei il cui nome è segreto, vi prego di credermi quando vi dico che l’estinzione di questa specie sull’orlo dell’estinzione (per colpa vostra, non mia) è stata provocata da mera stupidità, in questo caso di mia moglie Anna, che è sempre stata incinta, a piedi scalzi e in cucina e quindi non sa nulla della gloria del Signore come esemplificata dal magnifico Tempio di Salomone che deve ancora essere costruito. La picchierò finché non comprenderà le vie del Signore Dios. Qualsiasi suggerimento da parte vostra è ben accetto, ovviamente.



SCENA TERZA


La staticità divina riprende, e tutti si ritraggono, perché è di nuovo Dios che parla.

Dios: Sai, Noè, i Dios sono Dios, e gli uomini sono uomini, son due cose fatte per non incontrarsi mai. Lo so che stai cercando di compiacermi costringendo tua moglie, giovane e in gamba, ad accettare il tuo stupido punto di vista sulla mia religione imperfetta, dicendo cose come “Dios vi fulminerà”, ma ti sei mai fermato a pensare che dei come me sono stupidi e continuano a ripetersi e tu continui a ripetere loro all’infinito, fino alla nauesea, dicendo cose del tipo “Dios vi fulminerà” o “Diventerai cieco se ti avvicini all’altare da dietro”, ecc. Ha più cervello la nostra Belela qui che non tutti voi messi insieme, e peccato che io sia un tale misogino incallito.

Belela: O Signore, mi piacerebbe sentirlo più spesso, a voce alta, così da entrare bene nelle orecchie di tutti quanti. Senz’altro è a conoscenza dei tremendi fastidi che noi devianti dobbiamo sopportare dai nostri simili.

Dios: Detto tra noi, Belela, sono soltanto una divinità minore cui è stato concesso un minuscolo sistema solare dal capo degli dei che governa imperi di 13,481520 bilioni di anni-luce. Sto facendo pratica, in attesa di una promozione, così da potermi beccare un’altra frazione di quegli anni-luce per il mio regno.

Faccio moltissimi errori, che voi umani siete stati convinti a ritenere decisioni assolutamente giuste, punendo voi stessi per avere preso decisioni migliori e offrendomi sacrifici per distogliere la mia mente dalla faccenda puntando sulle bistecche e sulla birra.

Nondimeno, vivo e imparo, mi elevo al livello successivo di divinità e ottengo un altro po’ di sistemi solari da aggiungere al mio regno, come le medaglie di uno scolaretto.

(Agli altri.) Ad ogni modo, bisogna fare qualcosa, la legge è legge. Ma non la colpirò con un fulmine per amor vostro. Diavolo, no! La manderò in esilio, via dalla razza umana. Ehi, fortunella, non ti perderai mica molto.

Belela: Diuccio, abbiamo bisogno di una legge sul divorzio e dovremmo salvare gli altri sopravvissuti. Ho bisogno di un uomo, senza legami, questi incroci tra consanguinei sono così poco romantici. E sono  più profetici che propedeutici. Anche il tasso di impotenza non va bene. Non posso essere ripresa se mi rifiuto di cooperare.

Noè: Dios, chi mi parla dice che hai detto abbastanza. C’è ancora la possibilità del fulmine.

Belela: Sarò franca con voi, famiglia Noè. Se ogni tanto sparivo, mentre voi ragazzi mi rincorrevate preda della vostra lussuria incestuosa, era per stare insieme al mio moroso, che viene da un ambiente abbastanza diverso.

Sono orgogliosa di presentarvelo: "Sorrisoooo!!!!"

Il delfino arriva in scena portandosi la sua vasca provvisoria (di plastica), gocciolando da tutte le parti: "Pronta? " Parla con un accento gioioso, anche se sibilante.

Belela: Mi hai fatto aspettare, Sorriso. Sale sulla vasca accanto o dietro a lui

Sorriso: Andiamo allora. Escono dalla scena, con i loro piedi in vista. Se sentiamo una grande splash, sappiamo che si sono buttati in acqua.

Noè, dallo sguardo ebbro, guarda: Chi ha fatto salire quel ciccione sogghignante? Belela, torna qui!"

Iafet: La punizione per adulterio è la lapidazione.

Belela, la voce distante: Dovete prendermi prima.

Noè: Non si può fare, non ci sono le pietre, e con soli sette servi di Dios come si fa a fare una folla invidiosa e inferocita?

Cam: Ma stai zitto, Papino, credi che ci sia qualcuno di meglio là fuori con cui lei possa metter su casa? Son tutti morti, e se non sono morti, sono gentili. E’ comunque contro la legge di Dios anche scopare coi gentili, no?

Noè: E poi mi chiedono come ho fatto a diventare un alcolista.

Si spengono le luci



SCENE QUARTA


E’ l’alba. Come si accendono le luci si sente un tonfo, come se l’arca si fosse arenata. Le luci iniziano poi ad illuminare le quinte ed allo stesso tempo il proiettore mostra dapprima una lunga barca in stile greco o vichingo, poi una egiziana, una giunca cinese, un catamarano polinesiano poi una zattera. Ciò che accomuna tutte queste imbarcazioni è il fatto di avere una pesante costruzione cubica sul ponte, fatta per accogliere un grande numero di animali. Se possibile, combinate tutto ciò in un film ad animazione computerizzata, di modo che alla fine l’intera scena si riempia di barche e persone ed animali che entrano ed escono dalle prime. Poi l’illuminazione delle quinte sale al massimo e in sovrimpressione su tutte le barche precedenti si arena una gigantesca chiatta sormontata da una grande ziggurat, dalla quale proviene il suono di molte campane. Praticamente occupa tutto lo schermo.

Come questa scena si presenta agli uomini sull’arca di Noè, si sentono esclamazioni di meraviglia e sgomento: Ma che razza di?... Guardate! Oh, mio Dios! E’ impossibile, non può essere!

Cam: E’ questo che Dios ci ha promesso? Una flotta di sopravvissuti? Che trucco del cazzo. Merda, cazzo, dannazione!

Iafet: Sono del nostro popolo oppure sono gentili?

Sem: Gentili, cretino. Non riesci a capire da dove vengono?

Iafet: Certo che no, non sono mai stato da nessuna parte.

Noè: Ma dove cavolo siamo, in un porticciolo della Florida? Non è opera del nostro Dios.

Questi abusivi devono andarsene affinché la storia futura prenda la piega giusta. Adesso ci rivolgiamo al Signore.

Sem: Lasciali stare. Sono proprio come noi, magari anche un po’ meglio. Tutta questa endogamia ci sta facendo male, te lo dico io. Mi prenderei una bella gentile arrapata alla prima occasione piuttosto che andare con la mamma o le mie cognate o qualsiasi animale che le rimpiazzi.

Cam: Ascoltami, è che tua moglie non è proprio ‘sta gran bellezza. Ma se vuoi saperlo c’è una certa pecora che ha quel certo je ne sais quoi e savoir faire.

Sem: Tutte le razze del mondo ce l’hanno fatta. E lo faranno sapere a tutti con favole e canzoni, non credi? La mia prima priorità, una volta scodellati un po’ di marmocchi sarà quella di scrivere un resoconto di questa esperienza sull’arca che abbia più lettori delle tavole della Bibbia così come vengono spacciate adesso.

Lasciamoli vivere! Uniamoci a loro! Facciamo un party per conoscerci in cima alla montagna, dove l’elettricità scorre sempre, così come il nostro seme. Pensa che mega-arrosto: tutti i tacchini e i cuccioli in eccesso delle specie più fertili, e magari qualcuno da un’altra chiatta può aggiungerci un paio di bambini per rendere il sacrificio più ghiotto.

Improvvisamente si sente la voce di un estraneo. Un altro essere umano! Assomiglia a Belela, tranne per il fatto che è vestito come un uomo dello spazio. Incede attraverso la porta sotto gli occhi sbigottiti degli altri.

Uta: Ehi, siete proprio nel posto giusto! Mi chiamo Uta Napishtim, vostro umile servo e il preferito di Dioea, chiamato Ea, si pronuncia Yah!

Noè: Non Elohim, o Adonai, o simili? Nemmeno semplicemente Dios?

Uta: No. N-O! Si chiama dioea, Ea in breve. E potrei dire che soltanto Ea ha salvato la razza umana, ma non lo farò, perché non voglio ferire i vostri sentimenti.

Né mi darò la pena di farvi notare il fatto evidente che la mia arca è quattro volte più grande della vostra e contiene tre esemplari per ogni specie animale, compresi gli esseri umani, due femmine e un maschio, così il nostro mondo nuovo verrà popolato ad un ritmo pari al doppio del vostro. E saranno tutti gentili.

Noè: Vedo, vedo. E’ tremen-dio. Come può essere? Le va un bicchiere di vino?

Uta: No, grazie. Non sul lavoro.

Ma ascoltatemi. Ogni dio, sembra, ha deciso in modo autonomo che ne aveva abbastanza di noi umani e che voleva farci fuori. Tranne Ea. E’ stato il dio Enlil a far scendere l’acqua, a sradicare la terra e a soffiare le trombe marine. Un giorno pagherà per questo.

Proprio come il vostro Dios. Non crediate che non l’abbia sentito qualche momento fa mentre vi parlava e realizzava quel magnifico arcobaleno, promettendo di non inviare mai un secondo Diluvio.

Ebbene, l’arcobaleno appartiene a tutto il mondo, e il mio Dioea manda a dire al vostro Dios, così come a Enlil, che è troppo tardi per le scuse.

Il mio Ea ha inveito contro Enlil, "Ma come hai fatto ad essere così sventato da fare cicloni come quelli? Se un uomo pecca, gli si restituisca il peccato. Se trasgredisce, gli si restituisca la trasgressione. Sii misericordioso o tutto andrà distrutto."

Non male il tipo, eh?, a parte il fatto che è Dioea.

Dico che non vorrei un dio che non ama tutti quelli che ho amato, oltre alla piccola cerchia di familiari e amici che mi è concessa – siamo rimasti solo in tredici, su tutto l’impero – da voi questo numero porta fortuna o sfortuna?

Noè: Il tredici porta bene.

Uta: Non importa.

Sem: Ma a noi è stato permesso di rimanere solo in otto.

Uta: Lo vedi? Gli dei non sono nemmeno equi. Infatti passano il tempo quasi sempre a litigare tra loro, e meno abbiamo a che fare con loro meglio è.

Adesso smettiamo di cazzeggiare, prima che gli dei si accorgano di  noi e decidano di spazzarci via come gli altri. Mettiamoci insieme. Quello di cui abbiamo bisogno è un accordo a livello globale.

Sem: Pa, è un’ottima idea. E’ il mondo nuovo.

Cam: Sì, Pa, è il mondo nuovo, dopo il diluvio.

Noè: Immagino sia la cosa migliore, se riesci a non mettermi nei guai con Dios.

Uta: E’ un rischio che devi correre, che dobbiamo correre tutti.

Ma mi piace l’idea di un fantastico party di sopravvivenza per tutte le nazioni, come dicevi prima quando stavo salendo, Sem.

Sem, Cam, Iafet: Che figata, facciamolo stasera.

Noè: convenendo sempre più. E’ un ottimo inizio. E se portate il maiale, io penso al vino.

(Girandosi verso Cam) E, Cam, ritiro ogni maledizione che possa sfuggirmi contro di te per il resto dei miei giorni.

Uta: Affare fatto.

E quindi lasciate che vi confidi un altro progetto segreto. Penso che vi piacerà. E sarà il simbolo più importante di tutta la storia.

Sem: Diccelo,dai, Uta.

Uta: O.K. Per celebrare l’accordo delle Arche Riunite del Mondo, per mantenere e promuovere l’amicizia tra tutti i popoli rappresentati qui in questo giorno dell’Arca, propongo di realizzare una torre ed una nuova città sulla grande piana lussureggiante tra i due grandi fiumi. C’ho un amico lì che ha una fondazione benefica molto ricca e che mi ha promesso i finanziamenti necessari; sarà una torre che costruiremo tutti insieme, mattone su mattone, gente di tutte le nazioni. Fin quando non l’avremo terminata, e le avremo dato un nome confacente, chiameremo questo progetto col nome di “Torre di Babele”.

Tutti: Alla Torre di Babele ed alla fratellanza mondiale! Alla Torre di Babele!

Uta prende Noè in disparte e gli dice in tono confidenziale: Amico, guarda, lo so che di tanto in tanto ti piace bere un po’ troppo e che poi ti capita di parlare troppo. Per favore, fai attenzione quando passeggi col tuo Dios. Come sai è un Dios geloso, lo dice lui stesso. Potrebbe procurar un sacco di guai alla Torre di Babele.

Noè: Non preoccuparti, Uta. Acqua in bocca. Dios mi rispetta per quello che dico, non per quello che non dico.

Escono. La scena si oscura tranne che per un punto luminosissimo in cui appare una figura avvolta in un sudario, di dimensioni indefinite, dalla quale proviene la voce di Dios.

Dios: (Una risata sardonica) Ha, ha, ha. Io che non rido mai, ma ora guardo la mia opera e sono insoddisfatto, così devo ridere di me stesso e delle mie ambizioni per questa tribù. A quale immenso costo per l’umanità ho concesso agli Ebrei quest’opportunità d’oro. Per poi scoprire che gli altri dei non sono meno opportunisti e parziali nei confronti dei loro popoli. Non so. Dios dubita. Che sia la storia il mio giudice! Fortunatamente, il mio popolo eletto ama condire a conservare la storia con quel tanto di verità sufficiente a farne la propaganda più efficace.

Quanto alla Torre di Babele che hanno in mente, ho i miei progetti al riguardo.

Potete citarmi.

"Ecco ch’essi sono un sol popolo e un labbro solo è per tutti loro; questo è il loro inizio nelle imprese; ormai tutto ciò che hanno meditato di fare non sarà loro impossibile.

"Orsù! Discendiamo e confondiamo laggiù il loro labbro, di guisa che essi non comprendano più il labbro l’uno dell’altro."

Oh, sì. Io , Dios, farò così.


SIPARIO




FINIS


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